Spedire in UK: dal 1 Ottobre 2022

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Il commercio elettronico ha assistito ad un autunno alquanto movimentato.
In particolare, a partire dal 1 Ottobre, nel Regno Unito è stata abolita la Customs Handling of Import and Export Freight (CHIEF), poi sostituita con il Customs Declaration Service (CDS), ovvero il sistema telematico di dichiarazione d’importazione che viene definito dal governo britannico come un “sistema resiliente, affidabile ed economico, adattabile alle esigenze future delle imprese”. 

Ci sono quindi delle novità semplificate sia per coloro che spediscono dall’Italia ai consumatori del Regno Unito sia per coloro che utilizzano warehouse in loco. Va precisato che queste novità riguardano principalmente la Gran Bretagna (Inghilterra, Galles e Scozia), ma non l’Irlanda del Nord in quanto facente ancora parte dell’unione doganale IVA dell’Unione europea. 

Va ricordato che le spedizioni dall’Unione europea alla Gran Bretagna sono soggette a IVA all’importazione e a dazi doganali, per questo le dogane britanniche hanno delineato 2 differenti regimi sulla base del valore delle spedizioni:

  1. Spedizioni da UE a GB fino a £135→ in questo caso, si considera il valore aggregato della merce senza spedizione e viene applicata la low value relief (ovvero non si applicano dazi). L’IVA non viene applicata in dogana ma deve essere dichiarata dal venditore europeo trimestralmente o dal marketplace. Per spedizioni B2B da UE a GB nei confronti di imprese a partita iva britannica, non si applica l’IVA ma è la società inglese a fare reverse charge, conosciuta anche come inversione contabile;
  2. Spedizioni da UE a GB oltre £135 → qui, avviene regolare procedura di sdoganamento, ma l’assolvimento dell’IVA ed eventuali dazi può avvenire in 3 diverse modalità:
  • Delivered At Place (DAP): gli oneri sono a carico del consumatore finale che versa al corriere. Questo, però, crea malcontento nel consumatore quindi si usa maggiormente il DDP;
  • Delivery Duty Paid (DDP): il venditore ingloba IVA e dazi alle dogane inglesi tramite il corriere e quest’ultimo farĂ  una fattura periodica al venditore. Questa soluzione è scomoda per il venditore ma decisamente comoda per il consumatore britannico, anche se presenta un limite per quei prodotti soggetti a resi (es.: settore del fashion); 
  • Postponed VAT Accounting (PVA): il venditore europeo dotato di partita iva e codice EORI del Regno Unito, attua l’inversione contabile in GB con dichiarazione trimestrale dei prodotti (tutti, non piĂą solo quelli sotto la soglia dei 135ÂŁ), mentre i dazi vengono assolti normalmente. 

Queste è una sintesi parziale delle modifiche/novità di cui abbiamo deciso di parlarvi e su cui ci teniamo aggiornati per garantire continuità e precisione ai nostri clienti.
Per saperne di piĂą, visita il sito del governo britannico o contattaci.

— 23 Novembre 2022

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